Museo di Antropologia
Napoli
Il Museo di Antropologia del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università di Napoli Federico II fu fondato nel 1881 grazie all’intervento di Francesco De Sanctis, allora ministro dell’Istruzione del Regno d’Italia. Fu così che, con la contemporanea istituzione della Cattedra di Antropologia, una delle prime d’Europa, ebbe inizio a Napoli lo studio delle moderne scienze dell’uomo. Le pregiate collezioni private di Giustiniano Nicolucci, eminente antropologo e primo direttore del Museo, costituirono l’originario nucleo di un patrimonio antropologico che altri autorevoli scienziati arricchirono fin quando le vicissitudini della II Guerra mondiale non si abbatterono sul Museo. Nel 1950 fu l’illustre biologo Mario Galgano a salvare dalla dispersione le collezioni conservandole in casse.
La vera riscoperta del Museo iniziò nel Centenario della sua istituzione con un intenso lavoro di ricognizione storica e recupero delle collezioni.
Il patrimonio antropologico fu esposto per la prima volta nella attuale sede dell’ex Collegio Massimo dei Gesuiti nel 1999. L’acquisizione di una nuova sala nel 2019 ha permesso di ampliare l’allestimento con prestigiosi reperti riscoperti dai depositi.
La superficie espositiva, di circa 300mq, si articola oggi in tre sale in cui sono presentati reperti tratti dalle prestigiose collezioni osteologiche, archeologiche ed etnografiche. Il percorso espositivo illustra principalmente l’origine, l’evoluzione dell’uomo e la diversità culturale di cui è caratterizzata l’umanità. Numerosi reperti osteologici raccontano, inoltre, lo stile di vita e lo stato di salute delle popolazioni del passato.
Le Collezioni
Il ricco e variegato patrimonio di oltre 26.000 reperti del Museo di Antropologia è costituito per la gran parte da collezioni ottocentesche e di inizio Novecento.
Tra i materiali osteologici, particolare importanza riveste la Collezione craniologica di Giustiniano Nicolucci, costituita da oltre 2000 reperti rinvenuti in diverse località italiane ed estere. Tra essi figurano la serie esotica egiziana formata da 127 crani, quattro mummie umane e sei crani deformati artificialmente provenienti dalle Ande sudamericane, reperti dalle catacombe di San Gennaro di Napoli.
Le collezioni archeologiche documentano la preistoria delle popolazioni di diversi luoghi del mondo. Si segnalano i bifacciali paleolitici dal Bacino di Venosa in Basilicata acquisiti nel 1914; asce in pietra levigata del Neolitico dalle provincie della Calabria e da varie località europee; strumenti in quarzite e vasi di terracotta dalle Americhe. Tra i materiali archeologici protostorici, vasi e ciotole dai siti campani di Grotta delle Felci, Capri, e di Grotta Nicolucci a Sorrento.
Nell’ambito delle Collezioni etnografiche, spicca la serie di calchi facciali di tipi somatici africani e asiatici eseguita da Lidio Cipriani negli anni 1927-30. Diverse raccolte di oggetti provenienti dall’Isola Palawan nelle Filippine, dalla Piccola Andaman nell’Oceano Indiano e da vari territori africani attestano lo stile di vita di popolazioni indigene in via di estinzione. Molto pregiate sono le aste cerimoniali in legno dei Maori della Nuova Zelanda.
Il patrimonio è ancora oggi oggetto di un continuo lavoro di riscoperta e di valorizzazione, finalizzato a riproporre le collezioni secondo chiavi di lettura al passo con le moderne conoscenze scientifiche per la piena fruizione degli studiosi e del pubblico.